Ex asso dell’aviazione, spia internazionale, Vendicatrice, Difensore ed avventuriera spaziale, dopo essere stata esposta ad un macchinario alieno che le ha donato una forza sovrumana, il potere di volare e quello di emettere od assorbire energia,Carol Danvers è...

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#6 – Capitano, madre, santa, spia

di Fabio Furlanetto

 

United States Maximum Security Installation for the Incarceration of Superhuman Criminals

Conosciuta come “La Volta”

La donna seduta sul pavimento con le gambe incrociate nella posizione del loto indossa una tenuta arancione da carcerata, come ci sarebbe da aspettarsi per chi si trova in isolamento. Quello che è un po’ meno usuale, anche in una prigione per super-criminali, è che la sua pelle sia blu.

-Sveglia, principessa dello spazio, hai delle visite – attira la sua attenzione la donna in armatura da Guardiano dall’altra parte del campo di forza.

-Mi lasci entrare nella cella e ci lasci soli – aggiunge una voce maschile.

-Ne è sicuro? E’ in isolamento per aver spezzato il braccio di una che può sollevare un camion.

-In qualità di suo avvocato ho il diritto di parlare con la mia cliente; e sarà meglio che le telecamere siano spente, o non basterà tutto il budget della Difesa per pagare i danni che chiederemo.

-E’ il suo funerale – alza le spalle la donna in armatura, disattivando il campo di forza; l’uomo entra all’interno della cella, prima che il campo di forza sia riattivato alle sue spalle.

-Proxima Media Nox? – chiama quando la guardia se ne è andata.

-Tutto muore. Ma tu lo farai molto prima se non mi lascerai in pace – controbatte Proxima, aprendo gli occhi. Si trova davanti un uomo in giacca e cravatta blu che le offre un biglietto da visita.

-Nick Wright della Wright & Phoenix & Naruhodō. La trattano bene? Non averla lasciata uscire dalla sua cella nemmeno per parlare con il suo avvocato è una chiara violazione dei-

Prima ancora che l’uomo se ne renda conto, Proxima si è alzata in piedi e l’ha sollevato afferrandolo per la gola. Lo fissa negli occhi mentre chiede:

-Dimmi perché non dovrei liberarti dall’oppressione della vita.

-Farti... uscire... vendicandoti di... Capitan... – rantola l’avvocato, ormai senza fiato.

-Marvel – termina Proxima, lasciando la presa. Mentre l’uomo tossisce nel riprendere fiato, lei torna a sedersi con tutta tranquillità come se non fosse successo nulla.

-Ti ascolto – conclude Proxima, le cui labbra blu accennano ad un sorriso.

 

Un lussuoso attico di Park Avenue, New York City

Dane Whitman abbraccia una donna dai capelli rossi, mentre Carol Danvers allunga una mano per stringere quella di un uomo che indossa un paio di occhiali scuri.

-Congratulazioni! Sono molto felice per entrambi.

-Altrettanto, Carol. Mi dispiace non avervi fatto visita in ospedale, ma non sono riuscita a scoprire in quale hai partorito – risponde Natasha. E’ vestita in abiti civili, ma Carol non può fare a meno di immaginarsela con il costume da Vedova Nera: la pancia inizia a vedersi, anche se non è ancora così immediato capire che Natasha Romanoff è incinta.

Per fortuna, né per Carol né per Dane è possibile capire che il suo compagno Matt Murdock è segretamente Devil, il cosiddetto Uomo Senza Paura.

-Doveva essere lo Stark Memorial ma c’è stato un cambio di programma dell’ultimo minuto; non credo tu conosca l’ospedale, è molto fuori mano – risponde Dane, fornendo l’alibi ufficiale. Non può certo ammettere che sua moglie ha partorito sulla Luna, non se vuole mantenere un’identità segreta almeno.

-Prego, entrate. Fate come se foste a casa vostra – invita Matt, facendosi da parte per lasciar entrare non solo i due ospiti ma anche la carrozzina che trasporta due neonate.

-Sono assolutamente adorabili. Si vede che hanno preso tutto dalla madre – scherza Natasha.

-Si può dire così – risponde Carol, lanciando un’occhiata divertita al marito.

 

Qualche giorno prima, base lunare dello S.W.O.R.D.

Carol è in un letto d’ospedale: nonostante la sua fisiologia superumana, non è così immediato riprendersi da un parto cesareo. Il personale della base è stato impeccabilmente professionale, pur dovendo gestire una situazione improbabile persino per questa installazione.

Nella stanza infatti non ci sono solamente Carol Danvers e le sue gemelle appena nate, ma anche le loro versioni adulte. Miss Marvel e Dama Nera si sono tolte le maschere, rivelando anche l’incredibile somiglianza: a parte il colore dei capelli, bionda la prima e bruna la seconda, anche Carol ha difficoltà a trovare una qualsiasi differenza.

-Chiaramente la più carina delle due sono già io – scherza Miss Marvel mentre la sua controparte più giovane le stringe il dito indice.

-Purtroppo anche quella che non diventerà più intelligente di come è adesso – risponde Dama Nera.

-Siete sempre così voi due? – chiede scherzosamente Carol.

-Lei sì – rispondono all’unisono le due gemelle.

-Come funziona adesso? Tornerete nel vostro presente, immagino?

-Veramente non – inizia a rispondere Miss Marvel, a cui si sovrappone con tono fermo Dama Nera:

-Non manca molto prima che l’incantesimo di Billy finisca il suo effetto e ci riporti a casa.

-“Billy”? – chiede Carol, alzando un sopracciglio.

-Ho già detto troppo. Dobbiamo interferire il meno possibile con il passato – taglia corto Dama Nera, a cui controbatte la sorella:

-Un po’ tardi per cominciare! E poi che vuoi che... ah, ho capito, sei gelosa perché se questa volta fossi nata tu per prima saresti stata tu l’erede della Lama d’Ebano al posto mio!

-Non essere ridicola – risponde Dama Nera, distogliendo lo sguardo.

-Vedo che avrò il mio da fare nei prossimi anni – sorride Carol, quando una delle neonate si mette a piangere. I suoi riflessi non sono ancora al meglio, quindi Miss Marvel ha tutto il tempo di prendere in braccio la propria controparte.

-Shh, shh, va tutto bene Jane. Sarai una Vendicatrice, la donna più forte e più sexy del mondo!

C’è un silenzio imbarazzante, prima che Miss Marvel abbassi lo sguardo sul proprio costume.

-E mi hai appena fatto pipì addosso.

 

Oggi, sulla Terra

Le due gemelle attirano qualche occhiata curiosa, dato che la bionda indossa una T-shirt che lascia scoperto l’ombelico nonostante il freddo invernale. Se la gente sapesse che provengono dal futuro e sono atterrate in uno shuttle dello S.W.O.R.D, ne attirerebbero di più.

-Sicura che sia il posto giusto, Jade? – chiede la bionda, guardandosi attorno con sdegno: il palazzo è fatiscente e non sarebbe una pessima idea demolirlo.

-Fidati di me, Jane. Amelia è stata molto specifica – risponde la mora.

-E’ solo che devono esserci altri modi per tornare al presente. Abbiamo l’indirizzo di Mister Fantastic, perché non possiamo chiedere in presto la sua macchina del tempo?

-Perché siamo tornate indietro nel tempo con un incantesimo, e a meno che tu non voglia discutere l’opinione del Mago Supremo abbiamo solo una strada da percorrere per annullarlo.

-Mi fido di te e mi fido di Billy, certo. E’ solo che non mi fido di lei – sottolinea Jane, indicando la porta in fondo al corridoio. Su di essa è stato scritta con vernice rossa la frase “LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CHE BUSSATE”, seguita da un asterisco.

-Amelia? Sono Jade Whitman. Ho bisogno di parlarti – annuncia la mora, bussando alla porta.

-Ti aspetti seriamente che riconosca il tuo nome? Siamo appena nate!

-Chiaramente non conosci Amelia – risponde Jade, avvicinando la mano alla porta. Tra le sue dita appare un coltello di pura energia, che taglia la serratura come se fosse burro.

-Che stai facendo!? Vuoi farci arrestare!? – protesta Jane.

-Nessuno arresterebbe due neonate – risponde Jade, aprendo la porta lentamente.

Jane la segue, chiudendo la porta dietro di sé. C’è pochissima luce nell’appartamento, ma può leggere le parole scritte con vernice rossa da questa parte della porta:

*VI AVEVO AVVISATO

 

Park Avenue, New York City

Matt Murdock osserva compiaciuto Natasha e Carol giocare con le due gemelle. Non letteralmente, certo, dato che Matt è cieco; per fortuna lo stesso incidente che lo ha privato della vista lo ha ricompensato potenziando gli altri sensi a livello superumano.

E quei sensi gli dicono che anche Carol non è quello che dice di essere. Sicuramente non può aver dato alla luce due gemelli con un cesareo solo pochi giorni fa, ed i suoi segni vitali sono fuori scala.

“E’ sicuramente una superumana, ma non riconosco né l’odore né il battito cardiaco” pensa.

-Non mi sono mai immaginato Natasha come una madre di famiglia, ma devo ammettere che siete una bella coppia. Lei è l’avvocato dei Fantastici Quattro, giusto? – gli chiede Dane.

-Tra le altre cose. Come vi siete conosciuti lei e Natasha? Credo di aver capito che siete stati colleghi.

-Diciamo così. E’ stata il mio capo, per un po’.

-E sua moglie, invece? Anche lei è una ex collega di Natasha?

-Non esattamente, ha solo provato ad ucciderla una volta. [1] Dev’essere strano sentirselo dire.

-Succede più spesso di quanto pensa, signor Whitman.

-Non star sempre ad impicciarti negli affari degli altri, Matt, quello è il mio lavoro – scherza Natasha, prendendolo per un braccio e portandolo verso le due neonate.

-Fai ciao al signor Murdock, da brava! – Carol incita la figlia che tiene in braccio.

-Ciao Jane. Tra qualche mese avrai dei compagni di giochi – risponde Matt. Carol lo corregge:

-Lei è Jade, signor Murdock. La bionda è Jane.

-La prenderò sulla parola – risponde il cieco.

-Oh! Mi scusi, non intendevo...

-Non si preoccupi, capita a tutti – risponde Matt, ma la sua attenzione è rivolta alla conversazione tra Natasha e Dane Whitman: si sono allontanati ed hanno abbassato il tono di voce, ma è inutile quando lui potrebbe sentirli da un altro isolato. Anche il volume della televisione accesa non basta per coprire le loro voci.

-Che è successo sulla vecchia base lunare S.H.I.E.L.D? Ho sentito che eri lì quando si è schiantata una nave aliena. Sei tornato a lavorare per lo S.W.O.R.D?

-Come fai a... lasciamo perdere. A parte un’entità mistica che ha provato ad uccidermi, tutto okay.

-Signor Murdock? – lo richiama Carol, costringendolo a prestarle attenzione.

-Mi scusi, signora Whitman, ma qual era la domanda?

-Danvers, ma mi chiami Carol per favore. Ho chiesto se ha già deciso i nomi?

-Ad essere onesto ci stiamo ancora pensando.

-Almeno voi sapete già che saranno gemelli! Avevo già pensato a Jane, il mio terzo nome, ma l’unica altra opzione era Steve, come mio fratello. Avrei potuto usare il mio secondo nome, Susan, ma onestamente sarebbe sembrato...

-Mi scusi – la interrompe Matt, guardandosi attorno per un istante prima di muoversi a passi veloci verso la porta ed afferrando il bastone bianco.

-Mi sono ricordato di essere in ritardo per incontrare un cliente; non ci metterò molto – si affretta a dire. La situazione ha creato un silenzio imbarazzante, rotto da Natasha:

-Matt è proprio senza memoria, non so cosa farebbe senza la sveglia a vibrazione del cellulare; posso offrirvi qualcosa? Matt non beve ed io sarò astemia per altri cinque mesi.

-Non per me, ma Dane ne sarà felice. A proposito, Dane, posso parlarti un secondo? – chiede Carol, facendo cenno al marito di avvicinarsi; quando Natasha si è allontanata a sufficienza, gli sussurra:

-Okay sappiamo entrambi che quella è una scusa da supereroi!  Che è successo?

-E lo chiedi a me? Non ho mai incontrato Murdock!

Finora entrambi hanno ignorato completamente la televisione, ma ora il servizio attira la loro attenzione con l’immagine di un ingorgo che si è formato dietro un furgone portavalori interamente composto di pietra.

-E’ un po’ presto per la vodka, Dane, ma spero apprezzerai... dov’è andata Carol?

 

Toronto, Canada

Jane Whitman ha vissuto diverse avventure nei panni di Miss Marvel, ma poche volte si è trovata in un posto strano come questo appartamento. Chiunque vi abiti è decisamente trasandato: ci sono bottiglie di birra e sacchi dell’immondizia sparsi ai quattro angoli, pile di vecchi giornali con un proiettore di diapositive usato come fermacarte, un televisore dallo schermo sfasciato all’interno del quale è custodito un telefono rotativo che sembra uscito dagli anni trenta, di fronte ad un divano su cui è appoggiata una bara.

-No, sul serio, non è troppo tardi per chiedere un passaggio al Dottor Destino – dice Jane.

-Non essere stupida. Amelia è solo un po’... eccentrica – risponde Jane, aprendo la bara.

Quando una mezza dozzina di piccioni ne fuoriescono, svolazzando per l’appartamento, quasi li taglia a metà per lo spavento. Suscitando le risate della sorella.

-Eccentrica ed estremamente irritante – sospira Jade, cercando inutilmente di separare la propria giacca di pelle dagli escrementi di piccione.

-Che ci fate qui? – chiede una voce femminile, sbadigliando. Jane e Jade guardano verso l’alto: non se ne sono accorte entrando, ma c’è una donna sdraiata sul soffitto.

Il suo volto è coperto da una maschera rossa e nera, con lenti a specchio bianche simili a quelle della maschera dell’Uomo Ragno, ma è altrimenti in abiti civili. Se così si possono chiamare una maglietta con la bandiera del Canada, boxer da uomo decorati con il simbolo della A anarchica, e pantofole rosa a forma di coniglio. La strana donna fluttua a terra mentre la mora si presenta:

-Sono Jade Whitman e questa è mia sorella Jane. Tu sei Amelia Weatherly, vero?

-Preferisco “Nemesi”. [2] Non siete del governo, vero? Perché non ho intenzione di tornare a lavorare per loro finché non ammetteranno che il Dipartimento H vuole sostituire lo sciroppo d’acero con la droga per il controllo mentale creata dagli Illuminati per conto degli alieni di Roswell.

-E questa sarebbe una dei tuoi idoli e mentori!? – chiede Jane alla sorella.

-Non è sempre stata così. Era già instabile quando faceva parte di Alpha Flight, ma con il tempo è diventata... ecco...

-Matta come un cavallo? – replica Jane, osservando la donna parlare ai piccioni.

-Come dite? Dovrei scuoiarle vive ed usare la loro pelle come copridivano?

Le due sorelle si scambiano un’occhiata preoccupata, e passano alcuni momenti di silenzio prima che Nemesi si metta a ridere.

-Scherzavo, dai! Non è quello che hanno detto. Allora, cosa può fare per voi la Santa Vendetta fatta persona?

 

Park Avenue

Non ci vuole molto per bloccare il traffico di New York, ma adesso è letteralmente pietrificato: non solo il furgone portavalori è ormai composto interamente di pietra, ma anche le macchine che lo circondano. Non è un caso: l’uomo che si fa chiamare Gargoyle sa che questo rallenterà l’intervento della polizia, ed esce dal furgone portando con sé il bottino certo di poterla fare franca.

Quello che non si aspetta è che un bastone rosso rimbalzi sulla sua faccia, prima di ritornare nelle mani di un super-eroe in costume rosso che è appena atterrato dopo essersi lanciato da una scala antincendio. Dato che il volto di Gargoyle è di pietra, però, questo non lo rallenta.

-Devil? Che ci fai qui, non credevo girassi per questo quartiere.

-Sono qui per fare shopping. Un colpo del genere in pieno giorno, sei a corto di quattrini o cosa?

-Per quanto sarebbe divertente darti una lezione, non ho tempo da perdere con uno come te: sono abituato a combattere con gente del calibro di Thor – si vanta Gargoyle.

-Anche io, ma non sono quella che poi finisce al tappeto – interviene una voce femminile proveniente dall’alto; il senso radar di Devil ne segue la posizione finché non scende al suo livello, restando comunque a fluttuare a pochi centimetri dal suolo.

-E tu chi dovresti essere? – le chiede Devil.

-Capitan Marvel; è un po’ che ho cambiato nome e costume, dovresti tenerti più aggiornato sai?

-Non ha importanza, posso battervi entrambi – dice Gargoyle, lasciando cadere a terra le borse cariche di banconote: dato che sono state trasformate in pietra, causano un bel botto quando toccano l’asfalto. E considerato che Gargoyle le sollevava senza problemi, non è un peso piuma.

-Qual è il piano? E’ più tosto di quel che sembra, credimi – dice Devil.

-Scherzi? Posso stenderlo con un pugno. Senza offesa, ma sei un po’ surclassato qui, Devil.

Gargoyle fa un passo in avanti, ma si ferma distratto da quello che è avvenuto ai sacchi di banconote: sono spariti per lasciare spazio ad una dozzina di colombe bianche, che volano verso il marciapiede lasciandosi dietro due eroi ed un criminale esterrefatti. Gli uccelli si fermano davanti ad una donna che indossa un abito dalla gonna con un’altezza vertiginosa, il cui volto è coperto dall’ombra di un ampio cappello, e si ritrasformano da soli in sacchi di banconote.

-Ma insomma, possibile che ci sia sempre qualcosa a bloccare il traffico? - si lamenta la donna, avvicinandosi senza alcun timore a Gargoyle.

-Non so che trucco sia, ma mi serviva giusto un ostaggio – dice il criminale, avvicinandosi per afferrare la donna per un braccio. Invece di trasformarla in pietra, invece, Gargoyle si ritrova immobilizzato e la sua pelle diventa di puro marmo lucidissimo.

-Ecco, con un piccolo tocco di colore va molto meglio, no? – commenta la donna, togliendosi il cappello e mettendolo in testa alla statua di marmo.

Devil può sentire il cuore di Capitan Marvel accelerare; dato l’astio con cui pronuncia il suo nome, forse l’avrebbe sentito anche senza super-sensi.

-E’ un piacere rivederti, Sersi – dice a denti stretti.

-Senza offesa, Capitan Marvel, ma anche tu sei un po’ surclassata – commenta Devil per ricambiare la punzecchiatura. A giudicare dal suo battito cardiaco, l’eroina non condivide il suo spirito cameratesco.

 

Toronto, Canada

Mentre Jade Whitman spiega a Nemesi la propria origine, Jane si concentra sul contenuto dell’appartamento. Dopo aver curiosato nella pila di giornali per scoprire che nessuno è più recente degli anni 60 si concentra su una videocassetta ben nascosta tra di loro.

-Hey, mettilo giù! Lo sai quanto è prezioso? E’ il filmato che mostra che Kennedy è stato assassinato da demoni della settima dimensione!!! – protesta Nemesi.

-Non è mai stata aperta – controbatte Jane: la videocassetta è ancora nella propria confezione, protetta da un sottile involucro di plastica.

-E’ quello che vogliono farti pensare! Ero ingenua come te, prima di finire all’Inferno per la terza volta, ma adesso è diventato chiaro. Alpha Flight pensa che abbia subito dei danni cerebrali dopo la mia ultima morte, ma presto capiranno chi sono veramente.

-Una schizzata che tiene dei piccioni in una bara?

-Erano gli uccelli sacri della dea Nemesi che gli antichi greci veneravano in mio nome! Okay tecnicamente erano le oche, ma più o meno è la stessa cosa. Mi serve una birra.

-Amelia, per favore, ho bisogno che tu ti mi ascolti – tenta di riprendere la conversazione Jade, seguendo la donna in cucina.

-Chiamami Nemesi. Sì ho capito, dovete tornare nel futuro e vi serve una lama forgiata nel Limbo per farlo. Beh mi dispiace, ma la Spada d’Onice non può essere usata per qualcosa di così frivolo – risponde Nemesi, aprendo il frigorifero.

Contiene solo bottiglie di birra, tutte stipate nella porta, perché i ripiani del frigorifero sono stati rimossi per fare spazio ad una spada da scherma.

-Tieni una delle armi mistiche più letali del mondo in frigorifero!?

-Io sono la vendetta fatta persona, Jade. E la vendetta va consumata fredda – “spiega” Nemesi, cercando di bere dalla bottiglia senza togliersi la maschera con il risultato di versare più birra sulla maglietta di quanto possa riuscire a bere.

“Forse la teoria di Alpha Flight sui danni cerebrali è da rivalutare” pensa Jade.

 

Un lussuoso attico di Park Avenue, New York City

Come ogni buon marito, Dane Whitman capisce quando discutere con la moglie è assolutamente inutile, anche se chiunque capirebbe che Carol non è felice della rimpatriata.

-Devo dire che ti trovo in forma, Natasha! Di quanti mesi sei? – chiede Sersi, accarezzando la pancia di Natasha con la mano destra mentre la sinistra stringe un martini che si è letteralmente materializzato dal nulla.

-Quattro. Non dirmi che ho risvegliato il tuo istinto materno.

-Ah! Non per qualche altra decina di millenni. Sono molti, quattro mesi? Non ricordo mai quanto durino le gravidanze umane.

-Nove per le comuni mortali. Non tutte sono fortunate come Carol – risponde Natasha, cercando di coinvolgere la bionda nella discussione nonostante i gesti di Dane indichino che si tratta di una pessima idea.

-Oh sì, certo. Immagino che il DNA alieno aiuti anche in altre cose; dev’essere difficile gestire le veglie notturne, il sovrappeso, le smagliature su pancia e cosce molto meglio, non è così, Dane?

-Sono sicura che Dane non sappia di cosa stai parlando - replica Carol; l’atmosfera si sta facendo un po’ troppo fredda per i gusti di Dane, che tenta di cambiare argomento:

-Hm, Sersi, ho sentito che hai lasciato i Vendicatori di recente. [3] Com’è tornare alla vita civile?

-Oh, le solite cose. Feste, divertimenti, sai quello che si fa quando si è giovani e belle per sempre.

-Posso parlarti un minuto, Carol? – chiede Natasha, praticamente trascinando l’amica in cucina; e non serve essere una spia di fama mondiale per vedere che Carol continua a tenere sotto controllo Sersi con la coda dell’occhio come aspettasse solo una scusa per prenderla a pugni.

-Scusa per prima, Carol, avrei dovuto avere più tatto prima di offrirti da bere. [4]

-La faccia tosta di quella donna, a farsi rivedere dopo quello che ha fatto a Dane quando erano entrambi nei Vendicatori... [5]

-Sersi ha passato dei pessimi momenti e fatto cose di cui non è fiera; sei nel giro da abbastanza tempo da sapere che sono cose che capitano – risponde Natasha; sebbene comprenda la rabbia di Carol, sta pur sempre parlando di due Vendicatori che lei stessa ha guidato in battaglia.

-Continua a non piacermi, anche se sapevo a cosa sarei andata incontro sposando un super-eroe. Almeno tu non hai questo genere di cose di cui preoccuparti, stando con uno normale.

-Non definirei Matt esattamente “normale”. E’ pur sempre un avvocato.

Le due amiche ridono assieme allentando la tensione; poco dopo, la porta di casa si riapre.

-Il traffico lì fuori è assurdo – dice Matt Murdock, che fa a malapena in tempo a rimettere a posto la cravatta prima di trovarsi Sersi stretta al braccio.

-Così questo è l’affascinante uomo di casa! Ho sentito molto parlare di lei, signor Murdock.

-Mi fa molto, uhm, piacere, signorina...? – risponde Matt, cercando di liberarsi; quella donna è molto più forte di quanto il fisico da supermodella possa far pensare.

-Sersi. Ha mai letto l’Odissea, signor Murdock?

-Tutto a posto con il tuo cliente, Matt? – chiede Natasha. Basta un’occhiata a Sersi, poi una al braccio di Matt, e poi di nuovo agli occhi di Sersi, per convincere l’Eterna a mollare la presa.

“Capisco perché era a capo dei Vendicatori” pensa Carol.

-Non sono riuscito a raggiungerlo, sembra ci sia stato uno scontro tra super-esseri.

-Non lo definirei proprio uno scontro – minimizza Sersi.

-Ho visto il tuo ex Devil, Natasha; forse anche lui voleva passare per farti i complimenti, a meno che qualcuno non l’abbia chiamato – ipotizza Carol, guardando verso Matt, evidentemente trovando più plausibile che un cieco sia l’informatore di un super-eroe della possibilità che sia Devil.

-E’ stato un piacere conoscerti, Matt. Ora scusate ma se queste due piccole pesti non fanno il proprio riposino non ci lasceranno mai dormire stanotte – interviene Dane.

-Oh, capisco benissimo. Se ti interessano altri passatempi notturni, alle mie feste c’è sempre spazio per chi si ricorda ancora come ci si diverte – risponde Sersi.

Carol resiste alla tentazione di conficcare la sua testa attraverso il muro, anche se il giorno dopo Matt noterà uno strano buco nel muro dell’ingresso, all’incirca delle dimensioni di un pugno.

 

Toronto, Canada

Ora che ha indossato il proprio costume rosso e nero, con tanto di mantello, Nemesi sembra una legittima super-eroina: per un attimo, è facile immaginarla come un membro di Alpha Flight.

Fluttua a pochi centimetri dal pavimento mentre stringe la Spada d’Onice, mantenendola in posizione orizzontale. La lama è completamente invisibile se vista di piatto; solo quando è leggermente inclinata si può vederla nella sua interezza.

-Fate attenzione. Questa è la Spada d’Onice, la Lama della Giustizia, spessa un solo atomo ma indistruttibile. Nessuna difesa, nessuna menzogna, nessuna scusa può resistere al suo potere. Può tagliare qualunque cosa, persino lo spaziotempo: chi ne viene trafitto può essere inviato in qualunque tempo, nel passato o nel futuro.

-Se il tuo piano di tornare a casa include farsi trafiggere da una pazza, mi chiamo fuori!

-Tranquilla Jane, niente di tutto questo. Nemesi, secondo il futuro Mago Supremo, tu sei l’unica che può tagliare il nostro legame a questo periodo temporale.

-Senza uccidervi? Non è che ci creda più di tanto.

-Io sì, Amelia. Ora ti sembrerà impossibile, ma fra trent’anni sarai un’eroina rispettata... ed anche ammirata da una giovane spadaccina che avrà bisogno di molta pazienza.

-Sono immortale, la pazienza non manca. Come hai detto che ti chiami?

-Sono la Dama Nera. Ma per te sono Jade Whitman, Amelia.

-Tornate a casa, allora: la Santa Giustizia non ha nulla contro di voi – risponde Nemesi, sferrando un fendente con la Lama d’Onice. Invece di tagliare a metà le due gemelle, la luce si curva seguendo la traiettoria della spada, ed in un istante Nemesi si ritrova da sola.

L’eccentrica eroina rinfodera l’arma mistica, riflettendo a voce alta.

-Whitman. Whitman, Whitman, Whitman. Dove l’ho già sentito?

Si dirige verso la pila di giornali, spargendoli per tutta la stanza. Nascosta al di sotto c’è una foto in bianco e nero incorniciata: mostra Nemesi di fronte ad un biplano della Prima Guerra Mondiale, a fianco di una donna in costume sopra cui indossa una giacca da aviatore.

-Ora ricordo! Carol Whitman, certo. E’ ora di una rimpatriata della Società Degli Eroi!

 

In una base segreta

Paul Pierre Duval riprende i sensi, impiegando qualche secondo per capire dove si trovi... o meglio, per capire di non avere la minima idea di dove si trovi. Quattro mura bianche, senza alcuna finestra sul mondo esterno; quando prova a fare un solo passo, sbatte contro un campo di forza che diventa visibile solo per qualche istante.

Solo allora una delle porte si apre, lasciando entrare tre uomini in uniforme gialla; i loro volti sono nascosti da caschi dalla forma così familiare da identificarli subito come membri delle Avanzate Idee Meccaniche. Solo uno di loro parla; gli altri devono essere guardie del corpo.

-Signor Duval. Noto con piacere che non ha subito danni fisici durante la sua trasmutazione.

-Chiamami Gargoyle. Abbassa il campo di forza ed anche tu ne uscirai illeso, chiunque tu sia.

-Ha idea delle risorse che sono state necessarie per recuperarla, Gargoyle? Solo la statua di marmo che ora l’FBSA tiene in custodia al posto suo non è costata poco. Lei è in debito con noi.

-E volete che ripaghi il debito facendo qualche lavoro per voi? Se non aveste aspettato che mi arrestassero prima di propormelo, forse avrei anche accettato.

-Ma avrebbe preteso di essere pagato in denaro; invece, abbiamo ben altro da offrirle.

-Immagino non siano consigli sull’apicoltura.

-Una battuta sulle divise, non ne ho mai sentita una – commenta esasperato una delle guardie.

-Chiediamo solo che lei porti a termine un lavoro per conto nostro, Gargoyle; in cambio non solo otterrà la libertà, ma diventerà più potente di quanto sia mai stato.

-Hmm. Sembra interessante. Chi volete che trasformi in una statua di pietra?

-Vogliamo da lei esattamente l’opposto, Gargoyle. Mi dica, ha mai sentito parlare di un certo Thanos?

 

 

CONTINUA

 

 

Nel prossimo numero: La giustizia è una pazza in costume

 

 

 

[1] Quando Carol, allora agente segreto militare, evase dalle segrete del  palazzo della sede del servizio di sicurezza russo. Lo abbiamo visto su Before the Fantastic Four: Ben Grimm and Logan” (in Italia, Fantastici Quattro Marvel Italia #196-198), un albo fuori dalla continuity MarvelIT nonostante l’evento sia costantemente citato (per maggiori informazioni su come sia possibile, scrivete a monni_carlo@yahoo.it )

 

[2] Non ricordate la terza Nemesi, dalla terza serie di Alpha Flight? Forse perché inedita in Italia. Ma tranquilli, vi aggiornerà lei, se recupererà la ragione.

 

[3] su Vendicatori MIT #83

 

[4] Carol ha avuto problemi di alcolismo durante il Ritorno Degli Eroi, come molti dei lettori della Rinascita Degli Eroi

 

[5] per riassumere una trama MOLTO più complessa, Sersi aveva creato un legame mentale con Dane senza il suo consenso nel tentativo di curarsi di una malattia mentale Eterna